Grandi antiquari, come Stefano Bardini (1836-1922), hanno fatto di Firenze una delle capitali internazionalidel collezionismo e del mercato dell’arte. Questa importante declinazione della città è testimoniata ancora oggi da uno degli appuntamenti più rilevanti nel panorama culturale, economico e mondano fiorentino, la Biennale Internazionale dell’Antiquariato.
Giunta alla sua trentesima edizione, la manifestazione è in programma dal 23 settembre al 1 ottobre nella ormai storica sede di Palazzo Corsini (‘vicino di casa’ della sede di Curio). Il monumentale palazzo barocco sull’omonimo Lungarno raccoglierà presto tremila opere, provenienti da ottanta gallerie italiane ed europee, nell’allestimento curato dallo scenografo Matteo Corvino. La regia della Biennale è affidata al giovane antiquario Fabrizio Moretti, famoso in tutto il mondo per i rarissimi fondi oro esposti nelle sue gallerie.
Dopo aver ereditato, dalla scorsa edizione, il ruolo di segretario generale dall’altrettanto autorevole antiquario Giovanni Pratesi, Fabrizio Moretti ha dimostrato di saper coniugare la grande tradizione del collezionismo fiorentino con il nuovo mercato dell’arte. La promessa di accorciare le distanze tra antico e contemporaneo è stata già mantenuta nella ventinovesima edizione, quando la “chiacchieratissima” scultura Pluto and Proserpina di Jeff Koons fu esposta sull’Arengario di Palazzo Vecchio. Quest’anno è stata annunciata la presenza di un altro astro contemporaneo, lo scultore svizzero Urs Fischer. Ma la spettacolarità dell’arte presente-futura non è concepita per distogliere attenzione al tema dell’antiquariato, che avrà anche in questa edizione dei pezzi di enorme valore. Tra le opere più importanti della Biennale, come casa d’aste tutta declinata al gioiello, Curio segnala attraverso il suo blog un commesso di pietre dure su ardesia con intarsi in avorio, ambra e palissandro, realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze all’inizio del XVII secolo, che rappresenta “Il ritorno dalla fuga in Egitto” (Galleria Carlo Orsi). Non poteva non essere citato il cammeo con busto di Luigi XIV, posseduto dalla marchesa di Pompadour, che lo avrebbe anche cesellato: si tratta dunque di un’opera di grandissimo interesse (Dario Ghio Antiquités).