La “città del Palladio” torna a sfoderare l’orgoglio di “città del gioiello”. Vicenza, uno dei distretti manifatturieri più importanti in Italia per la lavorazione dell’oro, inizia l’anno con la grande manifestazione dedicata ai preziosi, Vicenzaoro January. Dal 19 al 24 gennaio 2018 (Via Oreficeria, 16 – 36100 Vicenza) la kermesse propone diversi distretti tematici e una Design Room concepita per scoprire pezzi originali. Oltre al tripudio di gioielli, la fiera offre l’occasione per partecipare a eventi di carattere informativo, incentrati sul business. Il programma prevede anche l’osservatorio indipendente sulla gioielleria Trendvision, con la partecipazione di buyer, giornalisti, opinion leaders e trendsetter da tutto il mondo. I dati parlano di oltre 33.000 visitatori da più di 120 Paesi con un forte richiamo internazionale, testimoniato dal fatto il 60% del pubblico della fiera arriva all’estero. Nella roccaforte di Vicenzaoro January tutto è pronto per ospitare sei differenti distretti tematici: Icon, Look, Creation, Expression, Essence, Evolution.
Tra le curiosità svelate in anteprima dagli esperti della kermesse, scopriamo che la vera tendenza oggi è la “non tendenza”, la capacità di esprimere la propria individualità. Quel che in passato era provocazione adesso è norma accettata e condivisa, per cui in questa epoca tutti noi ci possiamo permettere di essere quel che vogliamo. Un accessorio diverso, un nuovo abito e l’identità muta, per ricominciare, con una nuova ancora, la mattina dopo. Gli accessori e gli abiti si fanno sempre più vari e mutevoli e moltiplicano le possibilità di proporsi come più si preferisce.
Una novità che riguarda anche Curio Casa d’aste è la “disruptive innovation”, un neologismo creato dal professore Clayton Christensen. Si tratta dell’unica àncora strategica per non subire, bensì cavalcare la rivoluzione del digitale. In un contesto molto competitivo, incalzato da una trasformazione digitale costante e continua, ricorrere a fonti esterne per immettere in azienda nuova linfa vitale può portare innovazione o, meglio, open innovation, paradigma coniato dall’economista americano Henry Chesbrough, un invito a lasciar fluire in azienda stimoli nuovi e input innovativi provenienti da fuori. Aprirsi all’esterno per crescere e adeguarsi alle trasformazioni esterne è diventato un imperativo.