“Vissi d’arte, vissi d’amore”. Niente più di questo celeberrimo passo della Tosca di Puccini descrive, nella sua sintesi, la “Divina” Maria Callas. Gioielli costosissimi e costumi di scena diventati opere d’arte sono la metafora di una donna entrata nell’Olimpo dei miti universali.
Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977) è stato il soprano più famoso del mondo. A più di 40 anni dalla morte, la sua voce unica continua a incantarci. L’arte, la lirica, la grande capacità d’interpretazione e l’amore, quello folle e sfortunato per il magnate greco Aristotele Onassis, hanno segnato l’esistenza di una donna che in realtà aveva un animo semplice e riservato. In omaggio alla complessità e all’ambivalenza della vita di Maria Callas, Curiosity le dedicherà due articoli del suo blog, cominciando dalla parte riservata alla “Divina”, la diva che riempiva con un’aura magica il palcoscenico.
Elementi fondamentali del mito Callas sono stati i gioielli e i costumi di scena, le scenografie monumentali e i sodalizi con i più grandi registi d’opera, come Visconti e Zeffirelli. L’Atelier Marangoni, Swarovski, maison del calibro di Harry Winston, Van Cliff and Arpels hanno creato per il soprano gioielli che coronavano un’interpretazione fuori dai canoni. Un timbro unico e una grande estensione di voce hanno trovato nella cantante greca di origine, ma nata a New York, il connubio con un grande talento da attrice. L’interpretazione intensa e la presenza scenica arricchita dalla preziosità dei costumi e dei gioielli rappresentarono per l’epoca una vera novità. La Callas si esibì nei maggiori teatri internazionali, non senza polemiche e critiche, dal 1940 al 1965 e dal 1973 al 1974, con un periodo di uscita dalle scene a cui corrispose la storia d’amore con Onassis. La cantante contribuì alla riscoperta del repertorio italiano della prima metà dell’Ottocento, in particolare di Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti, di cui ricordiamo le interpretazioni di Norma (rimane simbolica l’aria Casta Diva) e Lucia di Lammermoor. La Divina riportò in auge l’opera buffa, come Il Turco in Italia, l’opera romantica e drammatica. Per cogliere la personalità artistica della Callas attraverso la sua iconografia di preziosi, uno dei pezzi più famosi è la parure composta da diadema collana e orecchini, indossata nella Tosca presentata al Metropolitan di New York nel 1956.
La magnificenza della voce corrisponde alla sontuosità del Collier acquistato per Il Trovatore di Giuseppe Verdi (Mexico City, 1951). Come succedeva all’epoca, anche i costumi di scena erano impreziositi da gioielli. Infatti, dal 1950, anno del debuttò alla Scala con Aida, l’Atelier Marangoni e Swarovski collaborarono con Maria Callas per incastonare i gioielli nei suoi abiti. Molte creazioni sono state riproposte al pubblico in una recente mostra organizzata agli Uffizi di Firenze, per celebrare la ‘Divina’ in occasione dell’apertura del Maggio Fiorentino.
Sono stati esposti i preziosi provenienti dalla Staatsoper, ma anche gioielli di scena indossati a partire dal 1947, anno del debutto del soprano in Italia all’Arena di Verona in Gioconda, fino al 1960, quando con Poliuto si concluse il lungo amore con il Teatro alla Scala di Milano. Si dice che la cantante avesse nominato i pezzi del suo ‘tesoro’ con i titoli delle opere più amate: Vespri siciliani una coppia di orecchini, il Nabucco una spilla. (Le immagini possono essere soggette a Copyright)