Si può definire l’Atlantide dei diamanti, la città scomparsa delle miniere di pietre preziose più costose del mondo.
Negli inferi si nascondevano giacimenti di diamanti, da cui sono state estratte alcune tra le pietre preziose più famose al mondo.
Una delle gemme da fiaba, ormai pezzo iconico nella scuderia dei diamanti celebri, è sicuramente Il il Darya-ye Noor. La pietra ha un bellissimo e fiabesco colore rosa, è di circa 182 carati, fa parte dei gioielli della Corona persiana ed è ora conservata nella Banca centrale dell’Iran a Tehran.
Da Golconda arriva anche il Koh-i-Noor, leggendario diamante bianco, per molto tempo il più grande conosciuto al mondo. La sua storia merita di essere raccontata, per i toni leggendari con cui si avvicendano i sette secoli di avventure di cui è protagonista.
Non tutti si ricorderanno del suo nome, ma quasi certamente tutti hanno avuto l’occasione di ammirare lo splendore di questo diamante almeno in foto. Il Koh-i-Noor è infatti conservato nel museo della Torre di Londra, incastonato al centro della croce maltese della corona di Elizabeth Bowes-Lyon, con un valore diventato ormai inestimabile. La storia narra che il Koh-i-Noor fosse stato estratto attorno al 1300 dalla miniera di Kollur, nell’antica Golconda. La bellezza e la ricchezza che rappresentava divennero per chi possedeva questa pietra eccezionale una sorta di maledizione, rappresentata da guerre e contese, dove leggenda, storia e mito si sono avvicendate senza soluzione di continuità. Le prime testimonianze sono riportate addirittura nel Baburnama, opera scritta in turki che narra la storia del sovrano dei Moghul Muhammad Babur discendente diretto di Tamerlano e pronipote di Genghis Khan. Attraversando i secoli arriviamo alla metà dell’Ottocento, quando l’India fu annessa all’impero britannico. Il governatore generale inglese Dalhouise, responsabile della ratifica del trattato di Lahore, dispose che il Koh-i-Noor dovesse essere consegnato alla regina Vittoria.
Il viaggio dall’India all’Inghilterra fu avventuroso e ricco di colpi di scena. John Lawrence, a cui era stata affidata la gemma, rischiò di perdere il cofanetto dove era custodita mentre si cambiava il cappotto. La transoceanica avvenne sulla nave Medea e la tratta fu ricordata come una delle più travagliate. Le forti raffiche di vento e il colera misero a rischio la stessa pietra preziosa, che però il 3 luglio del 1850 raggiunse la regina Vittoria. Il celebre diamante fu esposto nel 1851 al Crystal Palace per l’Esposizione Universale di Londra a Hyde Park. Nonostante la sua magnificenza, il Koh-i-Noor venne criticato perché tagliato male. Così, nel 1852, la pietra venne affidata a Mozes Coster, il più grande commerciante olandese di diamanti, che inviò alla corte inglese il suo migliore artigiano. Il lavoro fu così complesso, che fu costruita un’apposita macchina a vapore. Il lavoro fu completato dopo 38 giorni, sotto la supervisione del Principe Albert in persona.
Finalmente il nuovo taglio ovale era degno di una regina. Dopo aver ornato la tiara di Queen Victoria, nel 1911 il Koh-i-Noor fu montato su una corona in platino composta esclusivamente da diamanti in occasione dell’incoronazione di Queen Mary, moglie di re Giorgio V. La gemma è passata su tutte le teste coronate e adesso si trova sulla corona della regina Elizabeth Bowes-Lyon. Nonostante l’India abbia reclamato più volte il Koh-i-Noor, con tanto di causa presentata alle Nazioni Unite, la pietra non è mai stata restituita.
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