Se le misure ‘perfette’ della donna sono 90-60-90, la perfezione del foulard nasce moltiplicando 90×90. Sono i numeri del carré, più semplicemente quadrato, firmato Hermès. Una ‘tavola’ di seta dove esprimere eleganza e ironia attraverso la grafica. Così la maison francese realizzò la personale rivoluzione d’inizio secolo nella moda. Quello che prima era un semplice fazzoletto al collo, simbolo di status sociale e segno distintivo in guerra, diventa con Hermès un’opera d’arte capace di dominare epoche e stili. La bellezza dei disegni e la maestria della fattura trovano nel carré Hermès un valore aggiunto: l’ironia. La frivolezza della moda si unisce a temi militari, saghe storiche e nomi altisonanti, prima di allora capaci di riempiere con la propria autorevolezza unicamente le tele dei grandi musei francesi.
L’anno zero della rivoluzione del foulard è il 1937. Emile Maurice Hermès, della terza generazione della famiglia di creativi, decise di credere nell’idea del genero, Robert Dumas, che propose di puntare su un accessorio: la sciarpa di seta. Non un foulard qualsiasi, ma un vero manufatto d’arte con disegni inediti realizzati dalla casa di moda. Il primo carré Hermès, dal titolo “Jeau des Omnibus et Dames Blanches”, fu ispirato da un gioco da tavolo francese, ironizzando sull’allusione delle varie espressioni del quadrato. Un campo per giocare, dunque, ma anche un castrum per la guerra oppure un maneggio per cavalli.
I disegnatori geniali dei foulard parigini portano il nome degli illustratori Hugo Grygkar e Philippe Ledoux. Il primo, figlio di uno sculture, esprime il suo straordinario talento nel realizzare le copertine di riviste di moda e manifesti per il cinema. Molti dei carré da lui disegnati negli anni Quaranta sono ispirati dalla tradizione dei grandi illustratori. Aforismi e gioco entrano in connessione con i tempi duri di un’epoca martoriata dalla guerra. L’umorismo di Grygkar si esprime nella satira in stile Caran D’Ache, pseudonimo del fumettista politico francese del XIX secolo Emmanuel Poiré.
Carrozze, cavalli e paramenti si intersecano con grande eleganza e senso compositivo nei foulard parigini del maestro Grygkar. In questa perfetta danza di elementi, si unisce il senso del colore, che rende la bellezza della scena anche con il fazzoletto annodato al collo. L’umorismo e l’abilità del disegnatore riescono a scoprire, là dove tutti vedono solamente un quadrato, gli scaffali che custodiscono i libri preziosi della Bibliotheque-Gavroche Red, tanto per fare un esempio. Oppure ancora una passeggiata in bicicletta, con tanto di cappellini in stile Belle Époque, nastri e orpelli leziosi. Philippe Ledoux è ingaggiato più tardi, nel 1947. Illustratore di libri, Ledoux si diletta a disegnare caricature all’interno dei locali. Anche in questo caso, talento e intuito, senso della composizione e ironia, risultarono fondamentali per realizzare il mix di innocenza, magia e autorevolezza necessario ai carré Hermès.
Nei foulard firmati da Ledoux troviamo monumentali navi militari, realizzate con dovizia di dettagli, stemmi ed effigi. Tutto questo è frutto di un’esperienza personale nell’esercito, ma anche della collaborazione con il Museo degli amici della marina nazionale francese a Parigi. Tra i foulard più importanti, tra i novanta pezzi realizzati, citiamo a tal proposito “la Marine a Rames” (1978) e “L’Ocean” (1959). Si torna alla Commedia dell’arte e al gusto settecentesco nella sciarpa di seta realizzata nel 1962, sempre firmata da Ledoux. “La Comedie Italienne” presenta un’armoniosa composizione di arazzi e nappe allusive del sipario nei teatrini arabescati del ‘700. Le maschere tradizionali, i caratteri della commedia sono disegnati con dovizia di particolari, non solo per i costumi, ma anche nelle movenze. Più moderno, nella gestione dello spazio, è il quadrato dedicato all’ippica, “Jumping” 1971. In questo carrè Ledoux riesce a raccontare l’idea essenziale, quasi astratta, dell’eleganza dei cavalieri, utilizzando come cornice una geniale combinazione iperrealistica di briglie, coccarde e selle. La maestria è dimostrata dalla perfezione con cui l’illustratore coglie l’attimo del salto, nella sua multiforme espressione.