In occasione della prima asta dedicata unicamente ai diamanti, Curio Firenze celebra nel suo blog il brillante intitolato proprio alla città del Rinascimento, il Fiorentino. Questa pietra preziosa di origine indiana è famosa per bellezza e caratura, ma anche per una storia avventurosa che ha attraversato secoli e dinastie.
Dal tesoro dei Medici agli Asburgo, fino all’oblio, l’esistenza del Fiorentino è documentata a partire dal XVII secolo. Il diamante è andato poi perduto negli anni ’20 del XX secolo. I documenti raccontano che questa pietra unica al mondo sia di colore giallo pallido con un leggero colore verdognolo, tagliato a doppia rosetta a nove lati, con 126 faccette e con un peso complessivo di circa 137,27 carati (pari a 27,454 grammi). Tra storia e mito, il Fiorentino arrivò alla corte dei Medici da un campo di battaglia. Una delle tante leggende sul diamante narra che questo fosse tagliato per volere dell’ultimo duca di Borgogna, Carlo il Temerario, che lo indossò nella battaglia in cui fu ferito a morte, a Morat nel 1476. La pietra meravigliosa finì, come fosse un semplice oggetto da rigattiere, nelle mani di un Bartholomeus Mayus, un cittadino di Berna, che lo rivendette ad alcuni mercanti genovesi, fino alla corte di Ludovico il Moro, duca di Milano, e di Giulio II, il papa mecenate di Michelangelo e Raffaello. Il diamante arrivò nelle casse di alcuni banchieri e quindi nel tesoro dei Medici a Firenze. Ma questa non è l’unica versione della storia travagliata della gemma misteriosa. Un’altra leggenda racconta che il diamante venne acquistato da Ludovico Castro, Conte di Montesanto, governatore portoghese di Goa, da un re indiano, sconfitto in battaglia. La pietra venne poi depositata a Roma, in custodia dai gesuiti, finché il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici lo acquistò dalla famiglia Castro-Noranha per 35mila scudi.
Fu poi Cosimo II ad affidare il diamante ad un tagliatore, Pompeo Studentoli, artigiano veneziano. La pietra delle meraviglie fu poi montata a pendente con una cornice serpentinata d’oro tempestata di piccoli diamanti. Con tale montatura il Fiorentino compare nei ritratti di Maria Maddalena d’Austria che amava sfoggiarlo nelle grandi occasioni inserito in diademi di perle e pietre preziose.
L’unico ricordo di questa splendida gemma sono proprio i dipinti e alcuni disegni che ritraggono la sovrana ornata con i suoi gioielli e il celebre diamante. E pure un inventario descrive il diamante così rinato dalle mani abili del maestro tagliatore come “sfaccettato su entrambi i lati e circondato da una banda incrostata di diamanti”.
La bellezza del gioiello era tale che anche un famoso viaggiatore e mercante francese Jean-Baptiste Tavernier, quando vide la gemma nel tesoro mediceo a Firenze, la volle descrivere minuziosamente in un suo resoconto del 1657. Con l’estinzione della dinastia medicea, il gioiello fu acquisito dagli Asburgo, a cui passò il Granducato di Toscana nel 1737. Dopo essere collocata con gli altri gioielli della corona imperiale nella Hofburg di Vienna, il diamante cambiò nome, diventando il Giallo Austriaco. Dopo il crollo dell’Impero austro-ungarico nel 1918, la gemma seguì la famiglia degli Asburgo nel loro esilio in Svizzera, ma venne rubata e probabilmente ritagliata durante gli anni Venti. Molto simile al Fiorentino è il grande diamante conosciuto come Tiffany Giallo. Tra sospetti e oblio, però, del celebre Fiorentino non esiste più traccia. Tra le curiosità, ricordiamo che il gioiello è diventato anche protagonista di un romanzo intitolato “La maledizione del Diamante Fiorentino”, di Rolf Ackermann, una storia che gioca abilmente tra mistero, seduzione e avventura (Le Immagini possono essere soggette a Copyright).