La sfida della 57° edizione della Biennale d’arte di Venezia è raccontare come si preserva viva la testimonianza di una performance, scoprire le pratiche dell’arte contemporanea. Per questo Christine Macel, curatrice principale del Centre Pompidou e quest’anno della Biennale, ha deciso di utilizzare un’efficace figura retorica per intitolare l’avventura veneziana: “Viva Arte Viva”. Dei 120 artisti provenienti da 51 nazioni, Curio ha deciso di osservare coloro che hanno scelto di mantenere viva l’arte plasmando metalli o comunque affidandosi alla forma.
Se è vero che gli artisti riescono a vedere il futuro del mondo, allora Curio spera di scoprire nelle creazioni della Biennale quella che sarà la nuova visione del gioiello. Iniziamo con una citazione del passato, quella delle statue di cera di Urs Fischer alla Biennale del 2011.
Il maestro della materia effimera sarà a Firenze a fine settembre, in occasione della Biennale dell’Antiquariato, dove riproporrà la sua ironia profonda: plasmare arte destinata a consumarsi. Citiamo anche un altro nome altisonante, che fece scandalo a Firenze con il suo teschio di diamanti. DamienHirst espone nel fuori Biennale, tra Punta della Dogana e Palazzo Grassi, con “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”.
Scopriamo così 189 oggetti recuperati da una vascello e interpolati dall’artista mescolando materiali antichi e contemporanei, come il bronzo e l’oro con l’acciaio e i LED, e busti di divinità egizie, greche e induiste con statue di Topolino e Pippo, modellini dei Transformers. Se antichità preziosa e materiali di massa si mescolano virtuosamente, la fibra di vetro rinforzata con tubi di poliestere è il materiale scelto da Siri Aurdal nel padiglione scandinavo, per la scultura Flying Wave. L’estetica della forma è in funzione della musicaper Xavier Veilhan, che realizza nuove geometrie nel padiglione francese.Se l’arte interroga se stessa per capire se è ancora viva, allora l’inglese Phyllida Barlow, con il suo ‘folly’, si pone di fronte all’assurdo dell’oggetto decorativo senza funzione, dove paradossalmente la creatività è totalmente libera perché non ha vincoli funzionali. www.labiennale.org